Il viaggio di Victor, dal 4 al 9 febbraio 2025, al Teatro Franco Parenti. Di Nicolas Bedos, con la regia di Davide Livermore. Interpretato da Linda Gennari e Antonio Zavatteri

Un passaggio dalla tragedia alla dimensione intima
Dopo una carriera segnata da regie imponenti e opere corali, Livermore si misura con un dramma borghese, un’opera a due che esplora l’intimità e la fragilità umana. Il viaggio di Victor racconta la storia di un uomo che ha perso la memoria dopo un incidente e di una donna che lo assiste, cercando di riportarlo al passato e alla verità. Il loro dialogo, serrato e avvolgente, svela segreti e sentimenti inespressi, accompagnando lo spettatore in un viaggio emotivo profondo e struggente.

Una messa in scena innovativa e coinvolgente
La scenografia, firmata da Lorenzo Russo Rainaldi con Livermore, è dominata da un grande specchio sul soffitto e un sofisticato ledwall a pavimento, che giocano con sdoppiamenti e riflessi, amplificando il senso di smarrimento del protagonista. Il pubblico viene così proiettato in una dimensione onirica, dove il confine tra ricordi e realtà si fa labile. Le musiche, che spaziano da Bach ad Arvo Pärt, si intrecciano alle battute degli attori grazie al disegno sonoro curato da Edoardo Ambrosio, mentre i video di D-Wok aggiungono una componente visiva emozionale e immersiva.

La regia di Livermore: una narrazione tra verità e illusione
Nel suo approccio registico, Livermore riprende il concetto aristotelico di mimesis, inteso non come pura riproduzione del reale, ma come interpretazione soggettiva che coinvolge lo spettatore. La recitazione diventa così un ponte tra finzione e verità, permettendo al pubblico di identificarsi nei personaggi e nelle loro emozioni. Gli abiti di Giorgio Armani, indossati dagli attori, aggiungono un tocco di raffinata eleganza a questa intensa rappresentazione teatrale.

Un’opera sulla fragilità dell’essere umano
Il viaggio di Victor è molto più di un dramma sulla perdita di memoria: è un’indagine sulle dinamiche dell’amore, della responsabilità e della ricerca di sé. Le parole di Victor, talvolta confuse e taglienti, si scontrano con la pazienza e la determinazione di Marion, in un crescendo emotivo che svela l’indicibile mistero che li lega.
Un’opera intensa, raffinata e carica di pathos, capace di toccare le corde più intime dello spettatore e di lasciare un segno profondo nel panorama teatrale italiano.