Niente da perdere, il film con Virginie Efira, racconta il conflitto e l’incomunicabilità fra singolo cittadino e le istituzioni

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Wanted Cinema porta in scena il film Niente da perdere

NIENTE DA PERDERE, un toccante dramma sociale con una magistrale interpretazione di Virginie Efira nei panni di una madre-coraggio orgogliosa e indomabile.

La grande attrice francese si è lasciata dirigere da una giovane regista, Delphine Deloget, che dopo una solida carriera televisiva esordisce nel lungometraggio cinematografico con un film di grande impatto emotivo.

In NIENTE DA PERDERE, un piccolo incidente domestico scatena conseguenze imprevedibili. Alla fine, si trasforma in un dilemma morale in cui la burocrazia e la macchina amministrativa e giudiziaria si scontrano con l’amore e il sacrificio autentico di una madre single.

La vicenda, molto realistica e quotidiana, segue le enormi difficoltà di Sylvie – donna emancipata e madre appassionata (Virginie Efira) – nel crescere da sola due figli, Sofiane e Jean-Jacques, tanto amati quanto problematici.

Essere genitore è un mestiere complesso e Sylvie deve fare i conti con la dura realtà. Una notte, mentre lei non c’è e i figli sono a casa da soli, il piccolo Sofiane si ferisce gravemente. In seguito a una denuncia, Sofiane viene mandato in un istituto.

Per Sylvie è l’inizio di un incubo, che farà vacillare il suo equilibrio mentale ma che dovrà affrontare con tutta l’energia di cui è capace una donna ferita nel proprio orgoglio materno.

Inizia infatti per lei una lunga e dura battaglia amministrativa e legale per riportare a casa suo figlio e dimostrare la sua capacità genitoriale difronte allo stato e al mondo intero.

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La distanza tra cittadino e Istituzioni

NIENTE DA PERDERE affronta temi delicati e attuali come la protezione dei bambini e la lotta contro le avversità di fronte a un sistema a volte disumanizzante. 

Oltre alla magnetica Virginie Efira, nel film troviamo Arieh Worthalter (Il Caso Goldman), Félix Lefebvre (Mon Crime – La colpevole sono io) e India Hair (Jeanne Du Barry – La Favorita del Re) el’esordiente Alexis Tonetti.

Applaudito al Festival di Cannes 2023 nella sezione un Certain Regard. Presentato in anteprima nazionale a Roma durante la XIV edizione di Italia RENDEZ-VOUS alla presenza della regista Delphine Deloget e della protagonista Virginie Efira.

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Il disagio socio-economico delle famiglie

Il cinema che esplora i temi sociali offre le sue narrazioni più incisive quando espone il divario tra l’individuo e le istituzioni, evidenziando come il primo possa essere sopraffatto dalla complessità di un sistema che gli è estraneo e distante dalla sua realtà quotidiana. Niente da perdere, l’esordio nel lungometraggio di finzione della regista documentarista Delphine Deloget, affronta con maestria questa tematica. Anche in uno Stato profondamente assistenzialista come la Francia, Deloget ci fa notare come le istituzioni tendano a intervenire con ritardo, trascurando l’importanza della prevenzione e del supporto economico a favore delle classi più disagiate.

Niente da perdere rivela come non sia necessaria una figura come Margaret Thatcher per esacerbare la crisi socio-economica delle famiglie: le semplici leggi statali, anche quelle nate con buone intenzioni, possono creare disagio. Sylvie, la cui vita non è segnata da condizioni estreme, si ritrova nell’occhio del ciclone per un piccolo errore che attira l’attenzione dei servizi sociali.

Con destrezza narrativa, Deloget disseca le dinamiche tra la protagonista e l’assistente sociale, mettendo in luce l’abissale divario comunicativo tra l’individuo e le istituzioni. Questa frattura mostra quanto due entità, che dovrebbero cooperare armoniosamente, finiscano per intralciarsi reciprocamente. Nonostante le scelte di Sylvie, si trova inghiottita in un vortice di malintesi, burocrazia, avvocati e frustrazioni, tanto da giustificare, in qualche modo, le sue reazioni avventate. L’integrità e le giustificazioni di Louise, benché legittime, non sono di conforto quando il vero problema affonda le radici nella struttura di base.

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I conflitti irrisolti tra Sylvie e il figlio maggiore

Articolando con maestria le dinamiche tra la donna e l’assistente sociale.

Deloget mette in luce la profonda incomunicabilità tra l’individuo e le istituzioni. La cineasta evidenzia un conflitto intrinseco tra due entità che dovrebbero cooperare armoniosamente ma che, invece, finiscono per intralciarsi vicendevolmente.

Sylvie, scelte personali a parte, si trova risucchiata in un vortice sempre più oscuro di equivoci, labirinti burocratici, interventi legali e frustrazione crescente. Arriva al punto in cui le sue azioni impulsive sembrano quasi comprensibili.

Le nobili intenzioni di Louise e la sua giustificata diffidenza passano in secondo piano di fronte a un problema che affonda le sue radici nell’essenza del sistema.

Deloget è abile a comunicare le conseguenze nei rapporti interpersonali.

I conflitti in sospeso tra Sylvie e il suo primogenito si fanno più intensi, così come risorgono le tensioni con il secondo fratello, Alain (Mathieu Demy), il quale ha creato per sé un’esistenza borghese distaccata dalle dinamiche familiari.

L’apparente stabilità di Alain, ex giocatore, nasconde un passato che emerge di fronte alle autorità. Niente da perdere evidenzia i paradossi di una legge impersonale e rigida, che ignora le singolarità umane, aggravando la vita di chi ne è vittima.

Il tormento di Sylvie risiede in una percezione acuta: si trova costantemente alle prese, non tanto con persone in carne ed ossa, ma con un entità Leviatana dalle molteplici facce – quali l’assistente sociale, il magistrato, le forze dell’ordine – ciascuna incarnazione fedele a un formalismo rigido e inflessibile. Nel momento in cui la sua pazienza tocca il limite estremo, e la sua indignazione si converte in un atto di ribellione violento, la scena si rivela magistrale per la sua sconvolgente e cruda eloquenza.