Sarfatti, in scena al Teatro Franco Parenti dal 9 al 14 Luglio. La storia di Margherita Sarfatti, intellettuale, madre, donna sensibile e di cultura, che contribuì a costruire in modo determinante il mito del duce
I movimenti della storia partono tragicamente anche dall’intimo di una donna. L’intimo è politico
Sarfatti Margherita, per molto tempo è stata dimenticata, o ricordata solo per essere stata l’amante di Benito Mussolini. Intellettuale, donna, madre, regina dell’arte italiana del Novecento, Margherita Sarfatti rivive a teatro.
Dal 9 Luglio, nella sala Blu del Teatro Franco Parenti va in scena Sarfatti, l’ ambizioso progetto, nato da un’idea del critico e storico dell’arte Massimo Mattioli e dell’attrice Claudia Coli. La grande storia si intreccia alle vicende e ai dolori di una madre che, con le sue scelte, ha condizionato non solo l’arte in Italia ma anche le vicende storico-politiche dell’intero paese.
Donna sensibile e di straordinaria cultura, giornalista, collezionista, critica d’arte di fama internazionale, Margherita Sarfatti fu la dama dei salotti in epoca fascista, fondatrice del gruppo Novecento e mecenate di numerosi artisti come Boccioni, Sironi, Funi.
Contribuì a costruire in modo determinante, ma anche inquietante, il mito del duce, proprio quel Dux che poi nel 1938 promulgò le leggi razziali che la costrinsero ad abbandonare l’Italia in quanto ebrea.
La drammaturgia originale della talentuosa e pluripremiata Angela Demattè non è il semplice racconto di una vita, è il ritratto delle mille sfaccettature, della modernità e dei bizzarri movimenti dell’anima di una donna che, nel tentativo di dare senso e dignità estetica a quanto ha vissuto, ripercorre le vicende della sua vita artistica, materna e amorosa.
Un racconto su Margherita Sarfatti
Una donna entra nella redazione del Popolo d’Italia, il primo giornale che Benito Mussolini fondò dopo essere stato licenziato dall’ “Avanti!”. Questa donna è Margherita Sarfatti (…) Il racconto che sentiremo è collocato in quella redazione che, ormai, non è più il luogo del loro primo amore ma è una rappresentazione, un prodotto artistico capace di costruire e contenere la vita.
(…) Il rito teatrale non può far altro che cercare le contraddizioni, i dilemmi e le parti più intime di questa vicenda. Mai come nel periodo fascista, il potere mette in campo una manipolazione spudorata delle idee e dell’immaginario. Arte e politica si muovono in modo osmotico.
Da dove viene tutto questo? Che arroganza è? Da quale necessità di ordine e di rimozione del dolore?O forse la politica e l’arte che hanno successo non sono che rappresentazioni che condensano i desideri e i bisogni nascosti di un popolo? Quel che vedremo in scena è una donna che, nel tentativo di dare senso e dignità estetica a quanto ha vissuto, ripercorre le vicende della sua vita artistica, materna, amorosa. Ripercorre i suoi bizzarri movimenti dell’anima in cui si trovano intrecciati la grande storia, i bisogni del popolo e i dolori di madre che hanno condizionato non solo l’arte ma anche la storia d’Italia. –Angela Dematté
NOTE DI REGIA
Lavorare su una figura come quella di Margherita Sarfatti, quella che per i più è sempre stata solo l’amante del Duce, non è affare semplicissimo. Attraverso la scrittura di Angela Dematté sono riuscito ad avvicinarmi di più alla figura femminile di Margherita, al suo essere madre, oltre che del fascismo, del figlio Roberto e di tantissimi artisti. Una capofila, una donna capace di scoperte e intuizioni importanti. Questa donna – che si è trovata sempre nel posto giusto al momento giusto, che ha sostenuto tanti ideali e si è spesa per tanti – si è innamorata di un uomo, Benito.
Si sono poi trovati a percorrere strade diverse, lui si è allontanato da quegli ideali condivisi con Margherita e l’ha abbandonata, anzi esclusa. Ecco incontriamo Margherita Sarfatti nel momento dell’esclusione, mi verrebbe da dire per sua fortuna, e l’ho voluta mettere faccia a faccia con quel Mussolini che si fa celebrare in una grande mostra sul fascismo e non la invita. Così ci dice la storia: alla grande mostra fascista del 1932 Margherita Sarfatti non è invitata, vi entra di nascosto, in solitudine. E in questo momento e da questo luogo che ci parla.
Mi è piaciuto attraversare l’umanità di una donna che non si può limitare ad essere l’amante di… ma come sempre è molto di più. E così in una stanza immaginaria del palazzo delle esposizioni di Roma, nel luogo dove venne ricostruito lo studio Milanese di Mussolini, Margherita Sarfatti si confronta con il pensiero artistico, politico e sociale che l’ha portata ad essere la Sarfatti, la capofila dell’arte fascista, la “madrina” di artisti importantissimi che hanno segnato l’arte del Novecento italiano. In un monologo che ho desiderato fosse molto serrato e intimo come lo sono i flussi del pensiero.– Andrea Chiodi
La programmazione del Franco Parenti
Oltre a Sarfatti, due progetti della compagnia Il Milione; 80 centesimi e Carte Mute in scena nella Sala Tre dal 9 al 14 Luglio.
De Nova e Zucchi, grazie alla loro maturità drammaturgica e a una complicità paragonabile a quella di artisti che ‘fanno coppia’ da molti anni (pur lavorando insieme solo dal 2022), portano in scena, evitando banalità e retorica, racconti vibranti, profondi e colmi di valori.
E nell’arena estiva dei BAGNI MISTERIOSI djONISO con Lucilla Giagnoni e Alessio Bertallot. Uno spettacolo di musica e parole in cui il racconto di Lucilla Giagnoni s’intreccia alla narrazione sonora del dj Alessio Bertallot.
Informazioni e prenotazioni su http://www.teatrofrancoparenti.it