Club Dogo, dopo il trionfo della reunion e dell’album di inediti, arriva la consacrazione totale nel tempio della musica milanese, lo stadio di San Siro, il 26 giugno 2024.
Club Dogo, il sogno di ogni zanza si è avverato
I sogni si avverano qualche volta, ma nel caso dei fan dei Club Dogo il sogno è diventato realtà in maniera davvero clamorosa. Dopo 10 Mediolanum Forum sold-out in poche ore, e dopo la marea di entusiasmo e affetto che ha travolto la band dopo la pubblicazione dell’album della reunion Club Dogo, uscito venerdì 12 gennaio, via Island Records, e in poche ore tra i più ascoltati della settimana, arriva un nuovo tzunami, ovvero l’annuncio senza precedenti.
I Club Dogo, infatti, raggiungeranno il top della loro lunga residency meneghina con un imponente concerto evento nel tempio per eccellenza della musica milanese: lo stadio di San Siro. Non una data qualunque aggiunta, ma un vero e proprio show unico, senza eguali e irripetibile nel suo genere. Un evento voluto fortemente dal gruppo, una sorpresa per ringraziare i tantissimi fan per il sostegno dimostrato in oltre vent’anni di carriera musicale.
Club Dogo, il gruppo hip hop italiano più significativo degli ultimi vent’anni
I Club Dogo si sono imposti come il gruppo hip hop italiano più significativo degli ultimi vent’anni sin dall’uscita del loro primo album nel 2003, Mi Fist, riaprendo la strada a una nuova generazione di rapper, ma non solo. infatti, sono stati una vera rivoluzione nel panorama musicale nostrano. Il gruppo è privo di qualsivoglia mezza misura, i Club Dogo, per scelta, non semplificano o smussano nulla nella loro produzione, tuttavia, riescono comunque ad arrivare a tutti.
Interpreti assoluti della realtà con un sound senza compromessi, il loro linguaggio, mai edulcorato o politicamente corretto, li ha resi vere e proprie icone del panorama musicale dei giovani. Proprio il loro pubblico è riuscito a trovare qualcosa ormai assente nella musica italiana dei primi anni ’00, ossia la profondità di temi e linguaggi usati.
L’album della reunion, intitolato Club Dogo, include undici tracce in puro stile Dogo
Dieci anni fa l’uscita del loro lavoro in studio Non siamo più quelli di Mi Fist, e oggi, in uno scenario in cui il rap è il genere musicale predominante, il loro ritorno non solo è necessario, ma anche utile per chi è cresciuto con loro, e per chi li ha scoperti dopo. Il nuovo e più che atteso album della reunion, intitolato Club Dogo, include 11 tracce in puro stile Dogo. Niente condizionamenti di trend o mode, l’occhio guarda sia al passato che al futuro, con la voglia, che è quasi certezza, di essere ancora una volta all’avanguardia.
Jake in C’era una volta in Italia, afferma: “Qui per fare la storia / non per fare le storie”. Ogni barra è colma di citazioni letterarie, cinematografiche, artistiche e musicali, e anche quelle più crude e controverse svelano metafore molto significative. Brani di vera e pura autocelebrazione, come ad esempio Mafia del boom bap, tributo al sound dell’hip hop classico, dove ironicamente Guè dice: “Rimo fin da quando i rapper vestivano da rapper”, si alternano ad altri pezzi di massima introspezione.
Ne è un esempio Malafede, che si apre con il sample, struggente, di Sei mio di Nada e riflette su tutta l’oscurità che si può nascondere dietro una facciata scintillante. Proprio in merito, Guè dice: “Che la terra mi sia lieve / un po’ più dell’asfalto di questa città” e Jake riflette: “A Milano è sempre inverno / perché ce l’abbiamo qui dentro allo sterno”.
Un disco in perfetto equilibrio lirico tra esercizi di stile e tematiche serie
Frate è un tripudio di punchline che giocano sul termine slang del titolo.Indelebili è invece una sorta di testamento spirituale dei Club Dogo. Jake canta: “Giovani nati morti si fanno i selfie con l’Hennessy / perché non conta più essere, conta esserci” e poi aggiunge: “Questa musica non parla di niente senza conflitto”, per poi rincarare la dose cantando: “Artisti senza talento, ricchi senza sbattimento / queste sono le bugie che ti vendono”.
Infine, l’amara constatazione di Guè: “Qua cancellano persone e poi cambiano libri e film / più che l’intelligenza artificiale / mi fa paura la tua stupidità che è naturale”.
Il sound è curato dal produttore Don Joe, onnivoro della cultura musicale, insaziabile di curiosità. Ne deriva una vera e propria certezza per tutto l’album.
Sembrano invece tratti dai classici i beat ma con una dose di freschissima contemporaneità che ne fa davvero la differenza. Infatti, sono tanti i brani che ruotano intorno alle sonorità prescelte. Nato per questo, con il featuring di Marracash, suggella il legame inscindibile con la cultura hip hop e i suoi giganti, infatti Guè in apertura dice: “Farò piangere questa canzone”, omaggiando così Jay-Z e la sua Song Cry, prima di rendere un tributo a Nas, citando le storiche One Love e One Mic.
King of the Jungle è invece una dichiarazione d’amore alla musica giamaicana e alle dancehall che frequentavano fin da ragazzini, nonché la ripresa di un loro brano storico, ossia Note killer del 2003. Il pezzo In sbatti, invece, gioca su sonorità che ricordano le colonne sonore apocalittiche e cupe degli anni ‘80, tipo quella del film di John Carpenter, una sorta di cortometraggio distopico.
Il vero collante di tutto il progetto del gruppo è Milano
Milano era e resta il vero collante della band, il faro che crea luci e ombre nella loro poetica, tutto il progetto dei Club Dogo ruota intorno a Milano, città che li ha guidati per tutta la loro carriera. La Milano delle grandi possibilità e immense contraddizioni, nonché il luogo che loro stessi chiamano casa, e per cui nutrono sentimenti ambivalenti.
Jake in Soli a Milano (con il featuring di Elodie), afferma: “Milano, o mi perdoni o mi ammazzi: decidi”, una traccia che è una fedele descrizione del senso di onnipotenza e solitudine di e in quelle strade, dove: “E’ un fine pena mai”, come ben sottolinea Gué. Tuttavia, c’è anche spazio per la leggerezza, come ad esempio in Milly (feat. Sfera Ebbasta), un brano che gioca sui diversi significati dell’omonimo termine in slang: i milioni di Lil Wayne, la città di Milano, la pornostar Milly D’Abbraccio e molti altri ancora.
Guè afferma: “A Milano City non ti sentono se strilli”. L’alternanza di vari registri stilistici dei Club Dogo ha fatto scuola, definendo un immaginario a cui ancora oggi milioni di giovani e meno giovani, guardano e si ispirano. Le premesse ci sono tutte, i risultati anche: il gruppo è destinato a dettare ancora il passo per il futuro, oltre ad averlo già scandito nel passato e nel presente del rap italiano.
Club Dogo concerto, dove e quando
L’appuntamento è per il 28 giugno 2024 allo stadio di San Siro. Le prevendite sono disponibili in tutti i circuiti autorizzati Club Dogo San Siro
Il concerto è organizzato da Vivo Concerti e Friends & Partners.
Gli organizzatori declinano ogni responsabilità in caso di acquisto di biglietti fuori dai circuiti di biglietteria autorizzati non presenti nei comunicati ufficiali.