L’impero di Bruno Dumont, al cinema dal 13 giugno. Nella routine di un villaggio, finalmente succede qualcosa: nasce un bambino speciale
Un apparente banale villaggio di pescatori sulla Costa d’Opale in Francia
L’impero è un film di Bruno Dumont che arriva nei cinema dal 13 giugno. Ci troviamo in Côte d’Opale, Francia settentrionale. In un tranquillo e pittoresco villaggio di pescatori, finalmente succede qualcosa: nasce un bambino speciale. Un bambino così unico e particolare da scatenare una guerra segreta fra le forze extraterrestri del bene e del male.
L’eterno scontro tra il Bene e il Male
L’Impero vede lo scontro tra due fazioni. Nel tentativo di ripristinare i loro imperi, due forze provenienti dallo spazio profondo e in contrapposizione fra loro, Uno e Zero, scatenano un conflitto apocalittico sulla Terra. Al centro di questa guerra digitale e di questa vera e propria inseminazione interplanetaria, gli umani sono la preda sessuale, spirituale e riproduttiva di questa procreazione universale e alternativa.
I demoni delle forze Zero si preparano segretamente all’invasione sotto le spoglie degli abitanti di un piccolo villaggio costiero nel nord della Francia. Questi demoni si impadroniscono della popolazione locale, invadendone i corpi e dannandoli, al fine di scatenare un pandemonio sulla Terra.
La procreazione generata da un umano e un demone impadronitosi di un corpo ha dato vita al Margat, un principe imperiale e futuro procreatore della Razza Zero che si incarna in Freddy, il figlio di una giovane coppia divisa, Lou e Jony.
Ma al tempo stesso, una nuova specie di creatura generata dagli Uno, si sta mettendo all’opera per produrre un’evoluzione alternativa e benefica. Prima che il Margat raggiunga un’apocalittica pubertà, gli Uno cercano a tutti i costi di impedire questo destino infernale.
In attesa della battaglia finale, le legioni imperiali cercano in ogni modo di convincere l’umanità ad appoggiare la loro causa.
Opera fra spazio e Terra
Questo sorprendente film, è una metafora galattica della lotta interna, nel cuore di ogni essere umano, fra lo Zero e l’Uno, ovvero fra il male e il bene… la lotta fisica e metafisica fra il nulla e l’essere. Al tempo stesso, L’Impero è una sintesi del cinema d’autore, con il suo naturalismo e dei blockbuster con le sue creazioni, mirate all’intrattenimento spettacolare e parte della sua originalità consiste proprio nel mettere insieme attori non professionisti e stelle del cinema.
L’Impero, storia fantastica delle forze che contribuiscono a dare forma al mondo e agli esseri umani trasformandoli in ciò che sono
Il film spiega come, sulla Terra, le forze supreme del Bene e del Male siano divise, nella loro conquista del genere umano, fra le forze naturali dell’amore e gli istinti più bassi.
L’Impero mescola caratteristiche provenienti da due generi cinematografici iconici nella storia del cinema: i supereroi della fantascienza delle odissee nello spazio hollywoodiane e gli antieroi del naturalismo tipici delle cronache sociali del cinema d’autore internazionale. Le mescola senza fare riferimenti specifici a nessun film in particolare, attingendo ispirazione dai modelli di questi generi.
L’Impero è quindi la narrativa tragicomica della condizione umana, in quanto descrive la lotta perpetua, futile e scivolosa fra alti ideali e basse inclinazioni istintive.
Le filosofie sottese ai due generi cinematografici a cui L’Impero fa riferimento (odissea nello spazio e cronaca naturalistica) sono diametralmente opposte, in modo simile a quello che potrebbe essere il contrasto fra i dipinti italiani e quelli fiamminghi nel Quattrocento. La pittura italiana propone tematiche legate al sacro, agli ideali, alla moralità e alle virtù. La pittura fiamminga ha un approccio secolare alla realtà, è attenta soprattutto all’ordinario e al realistico. Le estetiche presenti nel film sono una sofisticata contrapposta a una ordinaria.
La prima estetica crede nella Verità (il Bene, il Male, il Giusto e l’Ingiusto) con tutte le declinazioni che ne derivano. La seconda relativizza la Verità ed esplora l’infinita complessità del mondo e degli aspetti molteplici della realtà. Due universi cinematografici contrapposti vengono uniti in un’unica storia, e dalla fusione di questi due universi prende forma il destino irrisolto della condizione umana.
Design e ambientazione della nave madre
Audresselles, il luogo dove viene girato il film, è un tipico villaggio di pescatori. Il villaggio è anche il luogo in cui sono state ambientate le serie P’Tit Quiquin e Coincoin et les Z’inhumains.
L’idea era di inventare nuove forme, allontanandosi dagli stereotipi delle opere spaziali, associando le astronavi a monumenti emblematici e gioielli dell’architettura francese (come ad esempio la Sainte-Chapelle e la Reggia di Caserta, una replica di Versailles in Italia).
E tutto questo viene mescolato con il
paesaggio della regione di Pas-De-Calais: il mare, le foreste, i cavalli tipici del luogo ed i bunker della Seconda Guerra Mondiale, i resti militari del Vallo Atlantico.
Seguendo questi presupposti, il gioiello architettonico della Sainte-Chapelle viene usato come la sala di comando di una delle astronavi. La sua piattaforma di atterraggio sulla terra è un bunker della Seconda Guerra Mondiale situato in un campo di grano, un altro esempio della contrapposizione fra l’ideale e l’ordinario. Il film, distribuito da Academy Two, sarà nelle sale dal 13 giugno.